Ricevo da Anna Dossena e pubblico
Una pazzesca realtà: Parole di un "Dottore che riguardano una pazzesca realtà"...
Quando il vaso è rotto, non si aggiusta più. Non so chi sia questo medico, ma la diagnosi è perfetta anche stavolta.
"DIO MIO, QUANTO SAREI PIU' FELICE SE SOLO MI FOSSI SBAGLIATO.
Ho
studiato la natura e l'epidemiologia di questa cosina artificiale fin
dai primi di gennaio del 2020. Predissi che avrebbe fatto danni seri
quando la gente la scambiava ancora per una marca di birra. Nessuno mi
credeva.
Fin da subito spiegai che era stato un
errore umano, un pasticciaccio brutto di uno squallido laboratorio che
da anni non rispettava i canoni di sicurezza. Fornii articoli,
pubblicazioni, rapporti su quel che da anni facevano la' dentro. Anche
nomi e cognomi dei ricercatori piu' sospetti. Tutte cose che leggevo di
notte su siti americani, inglesi, russi, francesi, tedeschi dove le
notizie trapelavano abbondanti dai medici e dai ricercatori dissidenti
di quel regime, molti gia' fuggiti da tempo. Notizie che erano (e in
parte sono ancora) accessibili a tutti in rete. Nessuno mi credette. Mi
diedero del complottista. Del pazzo. Persi amici.
Fin
da marzo del 2020 spiegai il concetto dell'areosol formato dalla
fusione di goccioline di saliva davanti alla bocca delle persone in
determinate condizioni di umidita' e di temperatura e che quella cosina
ci galleggiava dentro e cosi' viaggiava tra le persone, specialmente in
posti chiusi e poco ventilati, e che quindi costringere la gente a
chiudersi in casa era una follia. Dettero del folle a me invece. Persi
amici, anche cari.
Spiegai fin da subito che, non
avendo le ali, quella povera creatura non poteva resistere da sola fuori
, all'aria aperta. Spiegai che gli ultravioletti di fratello Sole la
uccidevano all'istante. E quindi non serviva mascherarsi all'aperto, a
meno che non ci si ammassasse l'uno addosso all'altro e ci si parlasse o
sputasse addosso. Fornii studi che gia' allora cominciavano ad essere
pubblicati. Mi dettero del terrapiattista. Persi amici, anche di lunga
data.
Spiegai fin da subito che occorre una soglia
di carica per riuscire a superare le barriere dei milioni di batteri e
dei miliardi di altre "cosine" che già ci proteggono da millenni e
quindi riuscire a scendere nei polmoni e provocare un'infezione e che
fuori, fratello Vento disperde ogni cosa ed e' quindi impossibile venire
contagiati. Mi presero per matto. Persi amici carissimi, persino
parenti.
Gia' ad aprile del 2020 lanciavo l'allarme
che molta gente stava morendo delle malattie più comuni, perche'
impedita di avere accesso a medici condotti a causa degli sbarramenti
imposti dai protocolli dei governi.
Spiegai che almeno il 30% dei morti
non c'entrava nulla con quella cosina. Erano povera gente che veniva
uccisa proprio dai miei colleghi, che la lasciavano morire per infarto,
ictus, collassi, tumori, perfino incidenti stradali perchè dovevano
riempire gli ospedali di in-fl-ue-nz-ati che molto spesso potevano essere
curati a casa fin da subito con farmaci banalissimi ed economicissimi.
Perche' questo li costringevano a fare. Spiegai che poi imponevano loro
di classificarli come morti di quella cosina. Ma non era vero.
Li
ammazzavano loro, con il silenzio e l'ignavia di chi sceglie questa
professione per campare meglio e non trovarsi mai disoccupato, non per
porre la salute e il benessere dell'Uomo al centro della sua mente e del
suo cuore. Mi dettero del crudele negazionista. Persi amici a cui
volevo molto bene, vidi gente guardarmi strano persino in famiglia.
Spiegai
piu' volte la differenza tra letalità e mortalità, e che i reali
contagiati erano molti di piu' fin dall'inizio e che se si fossero
testati tutti le reali proporzioni di mortalita' sull'intera popolazione
sarebbero state ancora più ridicole di quelle che già lo erano stando
ai numeri che venivano pubblicati dalle stesse autorità sanitarie. Mi
diedero ancora del balordo e sdegnati mi additarono a pubblico ludibrio.
Spiegai
che non aveva senso seviziare i giovani perchè raramente quella cosina
li uccideva. Non c'era logica di costo-beneficio a impedire di lavorare
ai giovani e di andare a scuola ai bambini. Mi lapidarono.
Cosi'
iniziai a tacere anch'io. Mi limitai ad aspettare, senza muovermi di un
millimetro dal punto in cui mi trovavo fin dall'inizio. Lavorando e
vivendo dentro un ospedale per tutto il periodo di quella farsa,
guardavo malinconico le corsie vuote, le flotte di ambulanze che non
arrivavano mai sotto le finestre del mio ufficio, gli amici, i parenti e
i colleghi che non morivano mai, le strade che non si riempivano mai di
cumuli di cadaveri, nonostante i toni apocalittici del quotidiano
martellamento mediatico.
Per un anno e mezzo tenni
lo sguardo fisso sull'orizzonte, sperando che arrivasse finalmente il
Nemico che doveva dare un senso al mio lavoro, alla mia missione,
all'intera mia vita di medico. Come fece per tutta la vita il tenente
Giovanni Drogo nel Deserto dei Tartari, il capolavoro dello scrittore
Dino Buzzati, pubblicato per la prima volta negli anni '40 e letto
ancora oggi in tutto il Mondo. E come per lui, quel nemico, quel
maledetto Tartaro, non arrivo' mai.
E intanto
massacrarono l'umanita', uccisero milioni di persone per la negligenza
di molti colleghi, ne seviziarono miliardi per gli interessi politici di
poche caste di potere, arrestarono gran parte delle nazioni piu'
avanzate di questo Mondo per gli interessi economici di una sola;
fermarono e censurarono ogni buona notizia di terapie efficaci per gli
interessi di poche lobby farmaceutiche; costrinsero il pianeta a
lavorare da casa e a digitalizzarsi per gli interessi di pochi
tecnocrati miliardari.
Oggi, mentre guardo
sconsolato dalla finestra ragazzi innocenti morire entusiasti per
trombosi causate da inoculazioni sperimentali, come un tempo vedevo i
cadaveri dei tossici sulle panchine dei parchi con le palle degli occhi
rivolte al Cielo e la siringa ancora attaccata al braccio, mi bussano
alla porta.
Scopro che fuori mi aspetta una folla
immensa di persone che mi dicono che avevo ragione: che si', quella
cosina era artificiale, che si', all'aperto non si contagia nessuno e la
mascherina non serve, che si', e' una cosa che si puo' curare nella
stragrande maggioranza dei casi a casa con medicine tradizionali, che
si', occorre una certa carica e la stragrande maggioranza di chi e'
positivo senza sintomi non ce l'ha sufficiente per infettare gli altri e
quindi non c'e' bisogno di perseguitare tutti per una sciocchezza del
genere.
Basta proteggere le categorie piu' a rischio, come io stesso
pregavo di fare ancora all'inizio di questa brutta storia. Magari
indicando quei pochi, pochissimi, esempi di nazioni che avevano scelto
la via della saggezza, dell'intelligenza, soprattutto del senso delle
proporzioni.
Ma questa moltitudine che oggi mi
guarda sorridendo, mascherando con fatica i propri sensi di colpa, non
mi solleva l'animo. Nemmeno gli amici che mi avevano abbandonato e ora,
timidamente, si stanno riavvicinando. Posso dire che ne provo ribrezzo?
Io
ho lottato in prima linea fin dall'inizio e sono ancora vivo. Ma non ho
piu' voglia di fare entrare nella mia Vita questa umanita'. Ho imparato
a conoscerla fino a fondo. E non m'interessa piu'.
Un medico"
Grazie!
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