venerdì 30 aprile 2021

Ci fidiamo dei computer più degli umani

 

di Pablo Javier Piacente
del Sito Web Tendencias21

Le persone hanno maggiori probabilità di fidarsi di algoritmi e computer rispetto ad altri esseri umani:

Di fronte a compiti più complessi, si privilegia la consulenza delle macchine prima di prendere decisioni quotidiane …

Uno studio condotto da data scientist presso l’Università della Georgia conclude che, di fronte a decisioni prese nella vita di tutti i giorni, le persone si fidano di computer e algoritmi più dei consigli di altri esseri umani.

La ricerca indica anche che la tendenza si accentua quando i problemi sono più complessi.

In uno studio che ha coinvolto 1.500 volontari, i ricercatori hanno scoperto che le persone si affidano maggiormente ai consigli del computer per aiutarli a prendere decisioni quotidiane e semplificare le loro vite rispetto alle opinioni di altri umani o persino alle loro posture individuali:

Lo fanno per selezionare la musica, scegliere i vestiti e molte altre attività quotidiane.

Secondo una dichiarazione, la fiducia negli algoritmi e nei programmi per computer è maggiore quando il compito è più complesso, mentre le persone diffidano maggiormente dei consigli di altri esseri umani quando i gruppi sociali che li emettono o li convalidano sono più numerosi.

In altre parole,

Gli argomenti del computer sono più convincenti delle premesse di massa.

Sebbene la presunta interferenza eccessiva degli algoritmi nella vita umana sia spesso sospettata e questa tendenza genera dibattiti profondi e accesi.

Allo stesso tempo, la ricerca degli scienziati americani confermerebbe che le persone hanno bisogno di computer e telefoni cellulari ogni giorno, principalmente per prendere decisioni che danno energia alle loro vite e ottimizzano il loro tempo.


Decisioni a fronte di compiti complessi

Per svolgere la ricerca, recentemente pubblicata sulla rivista Scientific Reports, gli specialisti hanno presentato ai partecipanti una serie di fotografie in cui dovevano specificare il numero di persone viste nelle immagini.

Le foto si sono moltiplicate durante lo sviluppo del test, aumentandone la complessità.

Oltre ai propri criteri, potevano ricevere aiuto da algoritmi generati da computer o da un gruppo di persone, il cui numero andava progressivamente aumentando.

Dopo aver condotto l’esperimento, gli scienziati hanno scoperto che la maggior parte delle persone ha scelto di lasciarsi guidare dai consigli forniti dagli algoritmi, privilegiandoli sui commenti dei gruppi sociali e ponendoli al di sopra delle proprie impressioni.

Sebbene sia logico che i computer sembrino affidabili per le attività di riconoscimento numerico, i ricercatori ritengono che questa tendenza possa essere simile rispetto ad altre attività quotidiane.

Per Eric Bogert, uno degli autori dello studio ha detto:

“Tutto indica che c’è un pregiudizio verso fare più affidamento sugli algoritmi poiché un compito diventa più difficile, e quell’effetto è più forte del pregiudizio verso il fare affidamento sui consigli di altre persone”.

Inoltre, lo scienziato ha evidenziato che algoritmi e soluzioni informatiche sono presenti in un numero crescente di attività quotidiane.


Uomini e computer

È più che evidente che algoritmi e computer hanno iniziato a invadere compiti tradizionalmente riservati alla comprensione strettamente umana e che sono sempre più in grado di risolvere in modo rapido ed efficiente compiti di crescente complessità.

Allo stesso tempo, i social media o le recensioni online possono anche influenzare fortemente il processo decisionale individuale, generando un’influenza sociale ad alto impatto.

Quale di queste due tendenze finisce per avere la maggiore influenza sulla vita di tutti i giorni?

Sebbene i risultati del loro studio sembrino orientare l’equilibrio verso gli algoritmi, gli specialisti ritengono che tutto dipenda dal compito da svolgere e che il ruolo dei computer non debba essere sopravvalutato.

La ricerca fa parte di un programma più ampio che tenta di far luce su,

l’integrazione tra esseri umani e macchine …

Riferimento

Pubblicato sul sito web: https://www.bibliotecapleyades.net/sociopolitica2/sociopol_internet364.htm

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giovedì 29 aprile 2021

Il carbonio è un elemento essenziale per la vita

 

Fonte dell'immagine

I ricercatori dicono che il   carbonio sulla Terra proviene dal mezzo interstellare

da Eddie Gonzales Jr.
dal sito MessageToEagle
 

 

La maggior parte del carbonio sulla Terra è stato probabilmente consegnato dal mezzo interstellare, il materiale che esiste nello spazio tra le stelle di una galassia, secondo un nuovo studio (Earth's Carbon Deficit causato dalla perdita precoce attraverso Irreversible Sublimation) guidato da Jie (Jackie) Li, professore presso l'Università del Michigan, Dipartimento di Scienze della Terra e dell'Ambiente.

 

Il carbonio è un elemento essenziale per la vita, ma il suo comportamento durante l'accrescimento della Terra non è ben compreso. Tuttavia, è noto che il carbonio di un pianeta deve esistere nella giusta proporzione per supportare la vita come la conosciamo.

 

Troppo carbonio  e l'atmosfera terrestre sarebbe come Venere:

intrappolare il calore del sole e mantenere una temperatura di circa 880 °Fahrenheit (440 ° C) ...

Troppo poco carbonio  e la Terra assomiglierebbe a Marte:

un luogo inospitale incapace di sostenere la vita basata sull'acqua, con temperature intorno ai -60° F (-51° C) ...

In precedenza, i ricercatori credevano che il carbonio nella Terra provenisse da molecole che erano inizialmente presenti nel gas nebuloso, che poi si accumulavano in un pianeta roccioso quando i gas erano abbastanza freddi da far precipitare le molecole.

 

In questo studio, Li e il suo team sottolineano che le molecole di gas che trasportano il carbonio non sarebbero disponibili per costruire la Terra perché una volta che il carbonio vaporizza, non si condensa di nuovo in un solido.

"Il modello di condensazione è stato ampiamente utilizzato per decenni.

 

Si presume che durante la formazione del sole tutti gli elementi del pianeta siano stati vaporizzati e, quando il disco si è raffreddato, alcuni di questi gas si sono condensati e hanno fornito ingredienti chimici ai corpi solidi.

 

Ma questo non funziona per il carbonio", Li sain in un comunicato stampa.

Gran parte del carbonio è stato consegnato al disco sotto forma di molecole organiche.

Tuttavia, quando il carbonio viene vaporizzato, produce specie molto più volatili che richiedono temperature molto basse per formare solidi.

 

Ancora più importante, il carbonio non si condensa nuovamente in una forma organica.

Per questo motivo, Li e il suo team hanno dedotto che la maggior parte del carbonio terrestre era probabilmente ereditato direttamente dal mezzo interstellare , evitando completamente la vaporizzazione.

 

Per capire meglio come la Terra ha acquisito il suo carbonio, il team ha confrontato la velocità con cui un'onda sismica viaggia attraverso il nucleo con le velocità del suono note del nucleo.

 

Ciò ha detto ai ricercatori che il carbonio probabilmente costituisce meno della metà della percentuale della massa terrestre.

"Abbiamo posto una domanda diversa:

Abbiamo chiesto quanto carbonio potresti riempire nel nucleo della Terra ed essere comunque coerente con tutti i vincoli ", ha detto l'astronomo di UM Edwin Bergin.

"C'è incertezza qui.

 

Abbracciamo l'incertezza per chiederci quali sono i veri limiti superiori di quanto carbonio è molto profondo nella Terra, e questo ci dirà il vero paesaggio in cui ci troviamo ".

In un secondo studio, i ricercatori hanno esaminato i nuclei metallici di questi corpi, ora conservati come meteoriti di ferro, e hanno scoperto che durante questo passaggio chiave dell'origine planetaria, gran parte del carbonio deve essere perso mentre i planetesimi si sciolgono, formano nuclei e perdono gas.

"La maggior parte dei modelli ha il carbonio e altri materiali essenziali per la vita come l'acqua e l'azoto che vanno dalla nebulosa ai primitivi corpi rocciosi, e questi vengono poi consegnati a pianeti in crescita come la Terra o Marte", ha detto Marc Hirschmann dell'Università del Minnesota, professore di scienze della terra e dell'ambiente.

 

"Ma questo salta un passaggio chiave, in cui i planetesimi perdono gran parte del loro carbonio prima di accumularsi sui pianeti".

I due studi descrivono entrambi due diversi aspetti della perdita di carbonio e suggeriscono che la perdita di carbonio sembra essere un aspetto centrale nella costruzione della Terra come pianeta abitabile.

"Rispondere all'esistenza o meno di pianeti simili alla Terra altrove può essere ottenuto solo lavorando all'intersezione di discipline come l'astronomia e la geochimica", ha affermato FJ Ciesla, dell'Università di Chicago, professore di scienze geofisiche.

 

"Mentre gli approcci e le domande specifiche a cui i ricercatori lavorano per rispondere differiscono tra i campi, la costruzione di una storia coerente richiede l'identificazione di argomenti di reciproco interesse e la ricerca di modi per colmare i divari intellettuali tra di loro.

 

Farlo è impegnativo, ma lo sforzo è stimolante e gratificante".

Fonte: https://www.bibliotecapleyades.net/

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mercoledì 28 aprile 2021

Una polvere impalpabile, che ricorda il pane della vita

  

Vietato parlare dell’Oro degli Dei: YouTube oscura Bizzi

E’ durata appena due giorni la possibilità di ascoltare la ricostruzione offerta da Nicola Bizzi sul misterioso “oro degli dèi”, che collegherebbe recenti scoperte in Iraq e in Romania alla Casa dell’Oro, cioè il tempio egizio di Hathor sul Sinai, dove Mosè – secondo la Bibbia – avrebbe trasformato il famoso Vitello d’Oro in finissima polvere bianca, per poi darla in pasto al suo popolo. Una polvere impalpabile, che ricorda il “pane della vita” celebrato in tante iscrizioni egizie, con i faraoni raffigurati nell’atto di ricevere dalle divinità quella strana sostanza, capace – secondo la tradizione – di allungare di moltissimo la durata dell’esistenza. La notizia? Dal 28 aprile non è più possibile guardare il video, immesso il 25 aprile sul canale YouTube “Facciamo finta che”, di Gianluca Lamberti, dedicato alle voci eterodosse che indagano sul passato anche alla luce delle incongruenze del presente, dando spazio a personaggi ormai popolari (da Biglino a Malanga) e alle scoperte dell’archeologia non ufficiale, che destabilizzano la storiografia convenzionale. Tutti i video realizzati da Lamberti sono scomparsi: il canale YouTube è stato svuotato. “Colpa” del filmato con Bizzi?

Faraone SnefruStorico e fondatore delle Edizioni Aurora Boreale, Bizzi ha richiamato l’importanza della tradizione dei Misteri Eleusini, che alludono a una particolare fondazione dell’umanità legata ai Titani e alla civiltà di Atlantide, che l’ufficialità non riconosce ancora. Nel corso del filmato “La Pietra Filosofale e l’Oro Monoatomico”, Bizzi mette in relazione la Bibbia e l’Egitto dei faraoni a recenti ritrovamenti archeologici. Sui Monti Bucegi, in Romania, nel 2003 sono state scoperte enormi cavità sotterranee con dispositivi ad alta tecnologia. «Sulla scoperta è calato il silenzio – racconta Bizzi – su pressione degli Usa, che si sono accorti che le grotte rumene sono “gemelle” di quelle da loro scoperte durante l’invasione dell’Iraq». Al centro del “giallo” ci sarebbe il cosiddetto “oro monoatomico”, ricavabile dall’oro comune mediante sconosciuti procedimenti che, anziché fondere il metallo, lo polverizzano. Un elisir di lunga vita, sorgente dell’eterna giovinezza? O magari la “pietra filosofale” degli alchimisti? Insomma: un segreto strettamente custodito, nei millenni, e che anche oggi si vorrebbe mantenere sigillato, al punto da oscurare i video che ne parlano?

Sarabit al-KhadimL’analisi di Bizzi parte dalle scoperte archeologiche dell’inglese William Flinders Petrie, che sul Sinai – dove Mosè tramutò in polvere l’oro del Vitello – scoprì sull’altura di Sarabit al-Khadim un gigantesco tempio, pieno di quella polvere bianca e di attrezzature per la metallurgia: la Casa dell’Oro. Una sorta di “fabbrica” dell’epoca, ininterrottamente attiva per 1.500 anni, a partire dal 2600 avanti Cristo. Cos’era, quella polvere? Aveva davvero proprietà prodigiose? E poi: la tecnica di polverizzazione dell’oro era stata importata sulla Terra dalle divinità antiche, che oggi si tende a far coincidere con le presenze aliene di cui si parla con sempre maggiore insistenza? Nell’autunno 2019, la Us Navy ha ammesso ufficialmente l’esistenza degli Ufo. Un anno dopo, il generale Haim Eshed (per trent’anni a capo della sicurezza aerospaziale di Israele) ha dichiarato che gli umani sono stabilmente in contatto con extraterrestri, nell’ambito di un’alleanza chiamata Federazione Galattica.

Lamberti e BizziE ora, John Ratcliffe – capo della direzione nazionale dell’intelligence, nell’amministrazione Trump – ha annunciato che il 1° giugno 2021 sarà pubblicata un’enorme quantità di immagini, sugli Ufo, provenienti da aerei e satelliti militari. La strana compresenza di elementi antichi (templi) e attrezzature avveniristiche è esattamente il punto di domanda su cui Nicola Bizzi articola le sue osservazioni: alta tecnologia di origine ignota sarebbe stata rilevata sia in Iraq che in Romania, sempre in relazione a quella stranissima trasformazione dell’oro. Meccanica quantistica? Alchimia? Lo stesso Mosè, sottolinea Bizzi, era descritto come grande alchimista. Di quella misteriosa trasmutazione parla Ireneo Filalete, alchimista britannico del XVII secolo, studiato da Newton, Locke e Leibniz: la polvere bianca ottenuta dall’oro sarebbe esattamente la mitica “pietra filosofale”. «Per queste ricerche – aggiunge Bizzi – dobbiamo molto a un autore inglese da poco scomparso, Sir Lawrence Gardner». Di quella famosa polvere, Gardner parla ne “L’ombra di Salomone”, e prima ancora nel saggio “I segreti dell’Arca perduta”.

«Lo studioso collega direttamente il Sinai (cioè quello che poteva avvenire in quella “Casa dell’Oro”, il Tempio di Hathor) alle conoscenze alchemiche di Mosè: lo riteneva in grado di alterare la materia, secondo un’antica sapienza». Di nuovo: quelle conoscenze provenivano da mondi non terrestri? «Certi grandi personaggi del passato – Archimede, Ipparco, Tolomeo – che la moderna cultura derivante dal razionalismo illuministico settecentesco considera asetticamente “scienziati”, in realtà erano tutti grandi iniziati», osserva Bizzi: «Attraverso le scuole misteriche, avevano appreso i segreti che provenivano da un’antichità remota: e sicuramente questo è avvenuto anche per Mosè, un personaggio molto misterioso e presentato in genere soltanto come leader religioso, senza mai soffermarsi sulla sua possibile, vera identità». Interrogativi che, a quanto pare, sono bastati a svuotare brutalmente il canale YouTube di Gianluca Lamberti. Alla faccia di chi – come il Cicap e i tanti “debunker” che dominano il mainstream – ancora ridicolizza certe tesi: se si tratta di amenità innocue e persino ridicole, perché imporre una censura così perentoria e medievale?

(Su “Facciamo finta che” è ancora presente il link di accesso al video oscurato).

Fonte: https://www.libreidee.org/

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lunedì 26 aprile 2021

La maggior parte dell’umanità è predisposta alla sottomissione

Bizzi: Cro-Magnon, l’Uomo di Atlantide venuto dalle stelle

Chi siamo? Da dove veniamo? Sono domande che ci interpellano da sempre. «La maggior parte dell’umanità è predisposta alla sottomissione: gente inconsapevole, gestita completamente». Lo scrive in un libro il biologo Giovanni Cianti, in una considerazione erroneamente attribuita a Carlos Castaneda. «Chi ha capito, ha capito: non ha bisogno di consigli. Chi non ha capito, non capirà mai. Io non biasimo queste persone», scrive Cianti: «Sono strutturate per vivere, e basta: mangiare, bere, respirare, partorire, lavorare, guardare la televisione e mangiare la pizza il sabato sera, andare a vedere una partita. Il mondo, per loro, finisce lì: non sono in grado di percepire altro. C’è invece un piccolissimo gruppo di esseri umani, che possono essere definiti “difetti di fabbricazione”. Sono sfuggiti al “controllo qualità” della linea di produzione. Sono pochi, sono eretici e sono guerrieri». Mi piace molto, questa frase, forse perché anch’io sento di appartenere a questa minoranza. Ma non è solo questione di rifiutare i dogmi, le imposizioni, e di sentirsi guerrieri. E’ anche una questione di sensibilità. Si tratta di porsi domande, di chiedersi sempre il perché delle cose.

Uomo di Cro-MagnonE infatti, tutte le grandi tradizioni spirituali – quelle autentiche, dell’antichità, quelle cioè che hanno preceduto l’era dei dogmi – hanno sempre spinto le persone a porsi domande. Tutte le grandi tradizioni iniziatiche dell’antichità erano finalizzate al risveglio della coscienza e della percezione, all’apertura di certi canali che noi possediamo naturalmente, ma che magari non sappiamo come utilizzare. Sono canali di comunicazione tra macrocosmo e microcosmo. Comunicazione diretta: sono dei portali, che abbiamo dentro di noi. Molte persone, semplicemente, li ignorano: non si pongono nemmeno il problema della loro esistenza. Nel libro “Resi umani“, scritto con Mauro Biglino, il biologo molecolare Pietro Buffa riflette sulla nostra parentela con lo scimpanzé: il cucciolo di scimpanzé e il “cucciolo d’uomo” sono praticamente indistinguibili. Poi lo scimpanzé adulto si trasforma e si allontana molto da noi, mentre l’uomo adulto conserva i tratti delle specie domestiche, con scarsissima aggressività, e mantiene i caratteri morfologici del cucciolo, come gli occhi grandi rispetto al resto del corpo: un fenomeno che gli scienziati chiamano “neotenia”.

Una ricostruzione dell'AtlantideSiamo stati “domesticati” da qualcuno, che ci ha “fabbricati” con la genetica? Lo dicono i testi sumeri: raccontano che gli Anunnaki “crearono” gli Igigi, loro servitori, progettati per lavorare al posto loro, nelle miniere. La nascita degli Igigi ricorda da vicino quella degli Adamiti, che la Bibbia attribuisce agli Elohim. Nella tradizione eleusina, i nostri “creatori” sono gli dèi Titani. Per la precisione, quattro di loro: Atlante, Menezio, Prometeo ed Epimeteo, figli di Giapeto. Da cui la Stirpe Giapetide, ottenuta anche in quel caso con l’ingegneria genetica. La nostra sarebbe la Quinta Umanità, anche per Esiodo. In vari testi antichi si allude a interventi numerosi e ripetuti, attraverso varie fasi del nostro passato. Si parla di una civiltà avanzata, sbarcata sulla Terra in un’epoca incredibilmente remota. La Terra: un pianeta ottimale per la vita, abitabile, con enormi risorse naturali da sfruttare. Solo che, magari, i primi “pionieri” erano in pochi: un’avanguardia di sparuti colonizzatori.

Per ottenere lavoratori, questi pionieri hanno incrociato i loro geni con quelli di alcuni tipi di primati, al fine di ottenere manodopera a costo zero? Si tratta di un’ipotesi inquietante, come è inquietante che l’umanità attuale presenti tanti segni di soggezione, di sottomissione. Non è un mistero, per psicologi e sociologi: l’Homo Sapiens attuale è estremamente manipolabile, suscettibile di indottrinamenti. Tutte le grandi religioni (monoteistiche, in particolare) hanno sempre imposto dogmi: non spingersi oltre, non cogliere il frutto proibito, non porsi domande, accettare il dogma di fede. E’ la basilare forma di indottrinamento, che nelle religioni monoteistiche accompagna l’essere vivente dalla culla alla tomba. Ci viene insegnato a credere, e tutto il sistema si regge su questo. Proprio tutto? Secondo certe interpretazioni, alcune manipolazioni genetiche sarebbero avvenute in epoche assai remote, prima di 200.000 anni fa, e avrebbero portato alla nascita di alcuni ceppi del Sapiens. Secondo invece la tradizione misterica eleusina, sarebbe avvenuta una successiva manipolazione, ad opera dei Titani, attorno all’anno 80.000 avanti Cristo.

AstronaviMolto plausibilmente, questa seconda manipolazione dette vita all’Uomo di Cro-Magnon, un ceppo del Sapiens particolarmente evoluto. E’ un enigma, per la storia, perché il Cro-Magnon nasce già avanzato, con elevatissime proprietà di linguaggio e con una struttura sociale organizzata, e si diffonde in buona parte dell’emisfero occidentale. La sua comparsa può aver turbato certi processi precedenti? Ha generato un’anomalia? Una falla, nella cosiddetta Matrix? Secondo determinate teorie, il Cro-Magnon sarebbe l’Uomo di Atlantide: proprio quella particolare umanità che gli dèi Titani avrebbero creato a loro immagine e somiglianza, e che avrebbe generato una propria civiltà in quello che era un grande continente, oggi scomparso, nell’Altantico settentrionale.

BizziDoveva essere un continente che poi sarebbe stato distrutto nell’ambito di una grande guerra, che ci viene descritta nella “Teogonia” di Esiodo come la Titanomachia, una guerra combattuta fra dèi. Secondo certi testi mitologici, questo cosiddetto Primo Impero di Atlantide avrebbe cessato il proprio percorso storico attorno al 19.000 avanti Cristo. Poi, la civiltà umana del Cro-Magnon sarebbe risorta dalle proprie ceneri (dalle palafitte, dalle caverne) fino a tornare grande, organizzata e civile, e a conquistare vastissimi territori, incluso il bacino mediterraneo, il Medio Oriente, buona parte dell’Africa e le Americhe. Sempre secondo alcune interpretazioni, questa particolare parte di umanità avrebbe dato molto fastidio, a certi gestori della Matrix. Lo so, sembra di sconfinare nella fantascienza. E sia: facciamo finta che sia fantascienza. Dunque, immaginiamo che questo sia vero, e che tanti altri ceppi umani siano frutto di una manipolazione finalizzata esclusivamente all’assoggettamento e alla “domesticazione”, per diventare forza lavoro gratuita.

Tutto questo può aver fatto comodo, a certi schemi di potere che poi, di volta in volta, hanno dovuto ricorrere a forme manipolative. Come una sorta di “tagliando”: ogni tanto è stato necessario, nella storia, per certe élite di potere, ricorrere a ulteriori giri di vite, a ulteriori interventi manipolativi a livello concettuale, di dogma, di pensiero religioso, giusto per riportare questa umanità nei binari prestabiliti. Immaginiamo però che una parte di umanità sia sfuggita, a questa logica. Immaginiamo che abbia portato avanti una civiltà libera da questi schemi, libera da certi dogmi, e che questa parte di umanità sia sempre stata contrastata da certi poteri. Poi, la distruzione della Seconda Atlantide (fra il 10800 e il 9600 avanti Cristo, a causa di un cataclisma di origine cosmica) ha segnato di nuovo un duro colpo, per questa umanità.

Fenotipi umaniCos’è rimasto, di quella civiltà? La Creta minoica e certe altre civiltà del Mediterraneo, anch’esse poi messe a dura prova dagli eventi, con la fine del matriarcato e l’avvento del patriarcato, e con lo scontro tra religioni avvenuto con la Guerra di Troia (fra l’antico culto degli dèi Titani e il culto dei nuovi dèi olimpici). Tutto ci porterebbe a credere che il Cro-Magnon sia stato una sorta di anomalia nell’anomalia. So benissimo che questo è un campo minato: nessun antropologo ammetterà mai che possano esistere ceppi umani con origini diverse. Loro tendono sempre a ricondurre tutto agli eredi dei grandi primati, in modo lineare, con una discendenza diretta. Effettivamente, il problema del fenotipo che ci differenzia è inquietante. Io posso citare interpretazioni fornite da studiosi sulla soglia dell’eresia. Già nell’800, ad esempio, il fatto degli occhi a mandorla presenti nel fenotipo orientale (che non ha nessuna giustificazione apparente, per quanto riguarda la vita sulla Terra) è stato associato ipoteticamente ad un incrocio con delle “razze” (o meglio, delle civiltà) provenienti da un pianeta con una luminosità molto maggiore della nostra, quindi magari con una stella molto più luminosa del nostro sole. Se è vero che questi “creatori” hanno utilizzato dei loro geni, può essere un carattere che si è trasferito: altrimenti gli occhi a mandorla non avrebbero alcuna giustificazione, se non – appunto – per proteggere gli occhi da una forte luce. E’ solo un’ipotesi, naturalmente.

Anche il fatto della pigmentazione scura non ha nessun rapporto con i climi tropicali, dove infatti troviamo anche popolazioni native con pelle molto più chiara. E’ come se questi ceppi umani avessero effettivamente delle origini diverse. Ma questo rappresenta una pericolosissima eresia, per gli antropologi attuali. Sono cose che non si possono dire, anche perché, solitamente, chi avanza queste ipotesi viene accusato di razzismo. Ma qui non si tratta assolutamente di razzismo, nel senso di discriminazione razziale. Non ha senso parlare di discriminazione: si tratta semplicemente di ipotizzare le origini di questi fenotipi. Gli aborigeni, i nativi americani dalla pelle rossa: ognuno sembra raccontare qualcosa di diverso. Alcuni hanno folta peluria, altri meno. Per noi, l’eliminazione della peluria è diventata quasi un’ossessione. Come se si volesse arrivare ad assomigliare a questi “attori terzi”, o all’elemento “creatore” originario.

I Minoici in AmericaLo stesso discorso della peluria si collega alla questione della “neotenia”, cioè il mantenimento dei tratti giovanili che caratterizza anche l’adulto nel solo caso dell’Homo Sapiens: tratti che poi l’uomo vuole mantenere a tutti i costi. Come se, inconsapevolmente, cercassimo di scavare in un ipotetico passato, remotissimo. A questo proposito trovo impressionante un frammento di un antico testo misterico, attribuito alla letteratura atlantidea e tramandato dalla tradizione eleusina, pubblicato per la prima volta (a pagina 518) nel mio libro “I Minoici in America e le memorie di una civiltà perduta”, appena uscito. «Un tempo – vi si legge – la Stirpe di En’n (cioè l’umanità) non era ospite nella Casa della Dea Taéa, ma aveva stabile dimora nella Grande Casa di Shanal, e compiva viaggi per le rotte di Nehéfre (fra le stelle). Questo per tutto il tempo che i Padri-Madri Phykkhesh-Tàu imperarono nella Grande Casa». Phykkhesh-Tàu è il pianeta della costellazione della Balena, il sistema solare di Tau-Ceti da cui gli eleusini fanno discendere i Titani.

«Distrutto il loro Impero, anche le progenie di En’n figlio dei Phykkesh-Tau caddero in disgrazia ed ebbero rifugio solo nella Casa di Taéa», continua il testo. «E nella Casa di Taéa la progenie di En’n, privata delle scienze della Mente Cosmica, dovrà restare tante generazioni quante vissero per Nehéfre nella Grande Dimora di Shanal. Ma la progenie di En’n col passar delle generazioni – prosegue il frammento – dimenticò la sua naturale origine, facendo di ciò che fu realtà il mito, e allora gli Dei, Giusti e Veraci, mandarono alla progenie di En’n ospite nella Casa di Taéa, luogo d’esilio, il Dio che guarda Nehéfre per concepimento di Anuve, affinché fosse ricordo alla progenie di En’n dove è la sua Vera Casa e quale l’origine della Stirpe, e che il destino dei figli di En’n figlio dei Phykkhesh-Tau è di tornare donde venne, perché la progenie di En’n non può rimanere eternamente in esilio nella Casa di Taéa, essendo questa estranea alla sua origine». E’ incredibile: praticamente, quel testo ci parla di una nostra origine stellare, e di un nostro destino finalizzato al ritorno alle stelle.

Elisa RenaldinVisto che siamo in tema di citazioni, propongo un testo appena scritto sul suo sito da Elisa Renaldin, che è un’attrice e regista teatrale. Fa una considerazione molto profonda, che si ricollega al discorso che ho fatto adesso. «Continuo a leggere da tutte le parti che l’anima sarebbe qui per evolvere», premette Elisa. «Vi dirò che non credo a questa storiella. O almeno, non ci credo nei termini in cui viene presentata». E spiega: «Collocare l’anima al pari di un ego infantile che deve crescere, ed è qui per imparare, lo trovo degradante per la natura intrinseca dell’anima: è un altro modo per dirci che siamo piccoli e miseri esseri incapaci. Giunti quaggiù per fare che cosa? Per “migliorare”: ma stiamo scherzando? Se noi arriviamo da lassù, prima cosa, significa che abbiamo origine da un punto della coscienza oltremodo evoluto e sviluppato. Che poi, scendendo qui, ci dimentichiamo chi siamo, veniamo deviati dall’inizio alla fine e ci perdiamo per la strada, questo è un altro paio di maniche».

«Tuttalpiù – continua Elisa Renaldin – siamo qui per ricordare. Ricordare che cosa? Chi siamo. Ce ne dimentichiamo, per una serie di ragioni che qui sarebbe troppo lungo trattare. Ma questo è ciò che io sento come vero. Ad ogni incarnazione aggiungiamo un pezzo al puzzle della nostra memoria. Ci avviciniamo ogni volta un po’ di più al ricordo di sé, ed è questo il vero scopo. Se per evolvere intendiamo questo, allora possiamo essere d’accordo. Ma se per evolvere intendiamo imparare, come se fossimo dei bambini incapaci, allora no. E perché alcuni sembrano più evoluti di altri? Si trovano solo in punti differenti del ricordo di sé. Chi si riunifica alla sua identità (divina, o coscienziale) modifica il suo approccio alla vita, e quindi modifica pensieri, sentimenti, comportamenti ed energie. Come facciamo, a ricordarci di noi? Esercitandoci a rimanere il più a lungo possibile nello stato di presenza. E sbarazzandoci degli orpelli inutili che ci hanno appicciato addosso: credi, memi, ideologie, dogmi, e via discorrendo. Insomma, uscendo dai recinti percettivi che ci hanno costruito addosso».

Tau CetiCon questo testo, Elisa Renaldin ha centrato pienamente l’essenza dei Misteri Eleusini. Gliel’ho scritto, in un messaggio che le ho inviato: i Misteri Eleusini insegnano proprio questo. Insegnano alle persone a ritrovare il proprio sé, quindi la propria identità, stabilendo correttamente il proprio percorso. Probabilmente la specie umana è stata addomesticata, da qualcuno. Ammesso e non concesso che si riesca a farlo, sta a noi scoprire se questo è vero, o no. Quindi non accontentiamoci dei dogmi della scienza, non accontentiamoci della storia per come ci viene raccontata: perché, se magari ci hanno imposto una certa “domesticazione” (assimilabile alla famosa Matrix, quella dei film che ben conosciamo) possiamo anche imparare a uscirne, a rifiutarla. L’importante è crescere: far crescere il nostro sé, la nostra coscienza, dal punto di vista evolutivo. Poi potremo anche decidere: se continuare ad essere animali addomesticati, o invece diventare uomini e donne liberi.

(Nicola Bizzi, dichiarazioni rilasciate nella diretta web-streaming “ll Sentiero di Atlantide – Homo Sapiens“, trasmessa il 18 aprile 2021 sul canale YouTube “Facciamo finta che“, di Luca Lamberti. Storico ed editore di Aurora Boreale, nonché iniziato alla tradizione dei Misteri Eleusini, Bizzi ha pubblicato saggi di estremo interesse, come “Da Eleusi a Firenze“, che aprono squarci inattesi sulla nostra storia, partendo dalla documentazione riservata della comunità eleusina. Un filone di indagine che continua nell’ultimo saggio, appena uscito: Nicola Bizzi, “I Minoici in America  e le memorie di una civiltà perduta“, Edizioni Aurora Boreale, 616 pagine, euro 28,50, disponibile anche in versione epub, euro 11,99).

Pubblicato sul sito web: https://www.libreidee.org/

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domenica 25 aprile 2021

Senza nemmeno saperlo, le trappole della civiltà ci rendono schiavi

Credito:Dominio pubblico tramite Wikipedia

 

Lezioni dall'Impero Romano sul pericolo del lusso

di Jonny Thomsondal sito web BigThink

Siamo schiavi dalle cose belle della vita ...?

  • Lo scrittore romano, Tacito, sosteneva che l'Impero Romano fosse stato costruito schiavizzando i conquistati che si abituarono alla vita raffinata e al lusso.
  • La tecnologia oggi è diventata così essenziale nella nostra vita quotidiana che sembra impossibile liberarsene. È tanto una gabbia quanto un lusso.
  • Essere dipendenti da una cosa le conferisce potere su di te. Avere bisogno di qualcosa o qualcuno è, nel bene e nel male, limitarsi ...

Philippa ha deciso che vuole lasciare i social media. È preoccupata per quanto possa creare dipendenza e pensa che non le stia facendo alcun bene.

Ma allora,

Come parlerà a sua zia in Sud Africa?

Cosa succederà a tutte le sue foto?

E come può organizzare quella festa?

Trevor vuole lasciare il paese. Non si fida del governo, non gli piace la gente e odia il tempo.

Ma poi ottiene una buona assistenza sanitaria. E gli piace la TV. Anche le strade sono abbastanza buone.

Philippa e Trevor sono due esempi di come il lusso, la tecnologia e la vita facile possono intrappolarci o rinchiuderci. Per molti versi, è un fenomeno moderno e riconoscibile, ma risale almeno allo scrittore romano Tacito .

È l'idea che,

le trappole della civiltà ci rendono schiavi ...

Come è possibile che, senza nemmeno saperlo, quelle cose che pensavamo fossero utili e il risparmio di tempo sono diventati indispensabili indispensabili?

Il pericolo nascosto del lusso

L'esercito romano era una delle forze militarmente più efficaci e di successo che il mondo abbia mai conosciuto.

In terra aperta, le loro legioni erano praticamente imbattibili ...

Ma l'Impero Romano non fu costruito solo sul dorso del genio militare e di spade corte e taglienti.

Le legioni avrebbero potuto picchiare un popolo, ma non l'hanno sottomesso.

È stato l'amore per il lusso e la vita facile a farlo ...

I Britanni, notò Tacito, erano ridotti in schiavitù, non dalle catene, ma dal loro desiderio di buon vino e cene eleganti.

In effetti, il governatore della Gran Bretagna, Agricola, cercò deliberatamente di pacificare questa società guerriera tribale con "deliziose distrazioni" di bagni caldi, toghe e istruzione.

Come ha scritto Tacito,

"Gli ingenui britannici descrivevano queste cose come 'civiltà', quando in realtà facevano semplicemente parte della loro schiavitù".

Il comfort e la comodità avevano trasformato guerrieri dipinti e urlanti in civili gentili e pacificati.

(Va notato che Tacito probabilmente esagerò eccessivamente tutto questo. La Gran Bretagna non fu mai conforme come la Francia o la Spagna nell'impero romano.)

L'uso del lusso per conquistare un popolo è una tattica che si rispecchia nel tempo.

Di fronte a un deficit commerciale con la Cina, l'Impero britannico ha inondato il paese di oppio a buon mercato che avevano spedito dall'India.

Una droga di lusso divenne una dipendenza e gli inglesi scambiarono il loro oppio con porcellana, tè e seta.

 

Mikhail Gorbachev si gode lo stile di vita americano. Credito: Bob Galbraith / Dominio pubblico tramite Wikipedia

La Guerra Fredda è stata vinta anche grazie al lusso.

Quando televisori e frigoriferi americani a buon mercato si fecero strada inevitabilmente nell'URSS, i sovietici non potevano sperare di eguagliare tanta opulenza.

Il blocco è arrivato a considerare tali beni domestici "di lusso" come essenziali, e solo gli Stati Uniti potevano darli.

Ma l'esempio più riconoscibile per la maggior parte di noi oggi è il nostro rapporto con Big Tech ...

Aziende come,

... collegare lentamente e inesorabilmente le nostre vite ai loro algoritmi e piattaforme.

I social media sono progettati e calibrati per creare deliberatamente dipendenza.

I servizi che fanno risparmiare tempo o denaro, come l'archiviazione basata su cloud , sono diventati così universali che tornare indietro sta diventando impossibile.

È sempre più vero che non conosciamo nemmeno le nostre password per le cose: lasciamo che i nostri telefoni o app le inventino e le memorizzino per noi.

Non puoi lasciare la macchina

Una nuova tecnologia o servizio è inizialmente un lusso - finché non diventa così normalizzato e onnipresente, così essenziale - che non possiamo tornare indietro al tempo prima della sua comparsa.

Quello che una volta era un "desiderio" diventa un "bisogno".

Il romanzo di EM Forster, "The Machine Stops", immagina un mondo in cui ogni aspetto della vita è fornito dalla "macchina".

Ci sono pulsanti,

"chiedere cibo, musica, vestiti, bagni caldi, letteratura e, ovviamente, comunicazione con gli amici".

Quanto si è rivelato essere preveggente ...?

Oggi abbiamo,

  • Uber

  • Skype

  • Ciao Fresh

  • Amazon Prime

Anche i nostri amici e familiari sono collegati alla macchina ...

È possibile partire?

Sebbene consideriamo la tecnologia liberatoria , ci racchiude anche in ...

Se crediamo a Tacito, ora siamo schiavi delle cose che una volta consideravamo un lusso.

È compito della filosofia vedere queste catene per quello che sono ...

E, mentre esaminiamo le nostre vite, possiamo quindi scegliere di indossarle felicemente o iniziare il lungo e difficile viaggio di buttarle via ..

Pubblicato sul sito web: https://www.bibliotecapleyades.net/

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sabato 24 aprile 2021

Perchè l’Era Presente teme i Classici Antichi?

 

di: Francesco Carraro

Molte delle cose migliori, e anche di quelle peggiori, arrivano come noto dall’America. Quindi, anche la crociata contro la cultura classica partita dalla Howard University di Washington probabilmente produrrà a breve i suoi effetti da noi. Dobbiamo aspettarci l’eliminazione del latino dai curricula dei licei? Anche peggio. Magari, già che ci sono, i paladini del culturalmente corretto aboliranno pure i licei tout court. Forse partendo dal Classico che – da questo punto di vista – si presenta come il covo di ogni nequizia: lì si spacciano persino i sediziosi pensieri (in greco antico!) di Eraclito, Parmenide, Socrate, Aristotele; e le cattivissime trame dei tragediografi Eschilo, Sofocle ed Euripide; e i semi di discordia universale della filosofia stoica.

Ora, il fenomeno è già stato correttamente inquadrato da qualche intellettuale più attento della media. Per esempio, Marcello Veneziani su “La Verità” ha messo giustamente in luce come la guerra alla cultura classica occidentale sia consonante a una precisa “nota” della nostra epoca. E cioè la saldatura tra le esigenze puramente materiali, consumistiche, di “crescita” del turbocapitalismo apolide e transnazionale, da un lato; e le ossessioni orwelliane, poliziesche e censorie di una certo permalosissimo “mondo”: quello, per intenderci, degli antifa, del metoo, dell’antirazzismo ottuso, della cancel culture, dell’ideologia gender.

In effetti, il neoliberismo ha bisogno di consumatori privi di identità specifica, di genere definito, di tradizione radicata. Mentre le nuove “ideologie” di cui sopra (paranoiche, aggressive e intimidatorie verso chiunque non si allinei) forniscono il “tipo umano” ideale di cui l’Evo Competitivo abbisogna. Tutto vero, ma non è tutto. C’è un altro aspetto da considerare. In gioco non c’è solo la volontà di sbriciolare e disperdere le “tradizioni” in senso lato: e quindi i concetti di patria e di nazione, di religione e di famiglia, di lingua e di specificità culturale. In gioco, c’è anche (se non “proprio”) il deliberato intento di annichilire una peculiare forma di cultura: e cioè quella classica occidentale.

È quest’ultima il vero idolo polemico e bersaglio finale dei distruttori. La vogliono far saltare per aria come i talebani hanno polverizzato i Buddha di Bamiyan. L’alibi è quello, ridicolo, del maschilismo, della misoginia, del razzismo, del “bianchismo” e chi più ne ha più ne metta, di imbecillità in imbecillità. La verità è che il Pensiero Unico Dominante ha in odio la cultura classica per un altro dirimente, ma dissimulato, motivo: perché è la patria della filosofia, cioè della riflessione libera e indipendente, del dominio della ragione sull’istinto, della logica sull’irrazionalità, del pensiero sulla materia, delle virtù sui vizi, dell’ordine etico sul disordine morale, del dominio di sé sull’attitudine al servaggio, della legge sul caos, della giustizia sulla iniquità.

Insomma, nella classicità vi è la radice di quanto di meglio abbia mai saputo partorire la parte “divina” dell’essere umano. E questa è una colpa intollerabile per i signori di una “agenda” affatto angelica. Con la quale si punta, piuttosto, a degradare l’uomo al rango di bestia al pascolo o di appendice robotica di una matrice digitale. Nel quale hanno da funzionare solo la “pancia”, il “cuore”, le “emozioni”, i “gusti”. In uno scenario di ottundimento psicologico e inebetimento individuale e collettivo, in cui nessuno sia in grado di ricordare (o di capire) chi siamo, da dove veniamo e dove stiamo andando.
Francesco Carraro
www.francescocarraro.com
https://scenarieconomici.it/perche-lera-presente-teme-i-classici-antichi/

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L'Astra Brahmashirsha il gigantesco messaggero di morte

Se vuoi la vera libertà, vivi come un leone, lotta per la verità e crea la tua realtà.