Mentre in Italia si farnetica di aiuti europei incondizionati che ci sostengono, nei paesi del nucleo si suona tutt’altra musica: no ai Coronabond, prestiti con chiare condizioni, divieto assoluto di trasferimenti fiscali anche indiretti, e attacco ai risparmi degli italiani. Saranno questi ultimi, e non le istituzioni europee, a sopportare il peso della crisi. L’Unione Europea della solidarietà non esiste.
Di Sven Afhüppe, 23 aprile 2020, tradotto da @Musso 
Nemmeno nella crisi del Coronavirus la solidarietà può darsi in cambio di niente.
In questa crisi, i paesi dell’UE devono difendersi l’un 
l’altro. Tuttavia, un fondo per la ricostruzione può essere giustificato
 solo a condizioni chiare.
È ancora difficile immaginare quanto duramente l’Europa sarà colpita 
dalla pandemia del Coronavirus. Le previsioni dei ricercatori economici 
dipingono un quadro cupo a causa del calo simultaneo della domanda e 
dell’offerta. Ogni stato membro dovrà affrontare un grave shock 
economico – con il collasso delle entrate fiscali, l’aumento della 
disoccupazione e l’aumento del debito pubblico. Anche la Germania. Più 
un paese sarà colpito dal nuovo virus, più sarà difficile riavviare 
l’economia dopo la fine della crisi.
In questa particolare situazione, la solidarietà fiscale tra i paesi 
dell’UE è all’ordine del giorno. La questione se e in quale misura i 
paesi dell’Unione europea si sostengano a vicenda è una cartina di 
tornasole per la comunità. Un’Unione indebolita economicamente e 
politicamente contestata viene spinta in disparte sulla scena mondiale 
ancor più di oggi dalle potenze economiche USA e Cina. Solo per questo 
motivo, tutti i paesi dovrebbero essere molto interessati a una rapida 
ripresa dell’UE.
I paesi dell’UE hanno già messo insieme un enorme pacchetto di 
salvataggio da 500 miliardi di euro. I fondi devono essere utilizzati 
per un’indennità di lavoro europea di breve durata, aziende in 
difficoltà e paesi membri in difficoltà. Inoltre, saranno necessari 
aiuti per il rilancio economico di una regione in alcuni paesi. I fondi 
per il Recovery Fund in discussione non devono in alcun caso essere 
assegnati incondizionatamente; dovrebbero essere soggetti a condizioni 
chiare.
Nella crisi del Coronavirus non ci può essere aiuto senza 
controprestazione. Dopotutto, è in discussione una somma fino a 1,5 
trilioni di euro, che potrebbe essere necessaria per rilanciare 
l’economia europea. Nonostante tutta la solidarietà, un tale importo non
 può essere semplicemente regalato. Perché ai paesi bisognosi dell’UE 
dovrebbero essere applicate regole diverse rispetto a quelle per le 
aziende che hanno avuto difficoltà a causa della crisi del Coronavirus? 
Anche una società tedesca di medie dimensioni che ha ricevuto prestiti 
dalla banca di sviluppo statale KfW deve rimborsarli con interessi e 
accettare le condizioni.
L’emissione dei cosiddetti coronabond, ovvero obbligazioni europee 
comuni a supporto dei paesi colpiti, per il finanziamento di tale fondo,
 è  molto controversa in Europa. Paesi come la Germania, l’Olanda e 
l’Austria lamentano con ragione che sarebbe la realizzazione dei 
trasferimenti fiscali tra diversi paesi dell’Unione. La preoccupazione 
che alcuni paesi, dopo l’introduzione dei coronabond, chiedano luce 
verde per l’emissione di Eurobond, è più che giustificata.
Vi sono quindi molte ragioni, per finanziare il Recovery Fund 
anzitutto coi fondi esistenti dal bilancio dell’UE. Se i fondi non 
bastassero, il meccanismo europeo di stabilità (MES) potrebbe 
raccogliere fondi supplementari sul mercato dei capitali. L’ESM è stato 
fondato nella crisi finanziaria globale come “prestatore di ultima 
istanza” – con il chiaro obiettivo di garantire la stabilità finanziaria
 della zona euro ed evitare una crisi del debito sovrano. Ancor oggi – 
fortunatamente – nessun paese nell’unione monetaria si trova in una 
crisi del debito sovrano a causa della pandemia del Coronavirus.
L’Italia è particolarmente sotto pressione. Ma la situazione non è 
paragonabile a quella della Grecia dieci anni fa, quando il paese poteva
 essere salvato dalla bancarotta solo con enormi pacchetti di 
salvataggio. A causa della responsabilità congiunta di tutti i membri, 
l’ESM può raccogliere fondi a basso costo. L’assegnazione degli aiuti 
dovrebbe tuttavia essere collegata a requisiti di riforma specifici. 
Altrimenti c’è il rischio che la stabilità finanziaria in paesi come 
l’Italia non migliori in modo sostenibile e che alla “Comunità di 
solidarietà” verrà chiesto di nuovo aiuto nella prossima crisi.
Osservando le statistiche della Banca centrale europea, si nota che i
 cittadini dei paesi attualmente interessati, come l’Italia, la Spagna o
 la Francia, sono significativamente più ricchi rispetto alla Germania. 
Questo non è solo perché la proprietà immobiliare in questi paesi è 
significativamente più grande. Piuttosto, la distribuzione della forza 
finanziaria tra lo stato e il settore privato è in un precario 
squilibrio.
A causa delle basse tasse sulla ricchezza, la ricchezza 
privata sta crescendo in questi paesi, mentre le finanze pubbliche sono 
sotto considerevole pressione. Cittadini ricchi, stato povero – con 
questo modello, nessun paese sopravvive a una grave crisi. In Italia, a 
differenza della Germania, la richiesta di maggiori tasse sulla eredità e
 sulla ricchezza per finanziare gli oneri speciali della pandemia del 
Coronavirus, è assolutamente giustificata.
La crisi del Coronavirus non è solo una grande sfida per l’Europa. Se
 ogni paese fa la sua parte, la pandemia può rafforzare la coesione e la
 fiducia tra gli Stati membri. Questo è l’unico modo in cui il progetto 
Europa può suscitare nuovo entusiasmo tra i cittadini. Spero che 
funzioni.
Fonte:  http://vocidallestero.it

 
 
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