giovedì 4 febbraio 2021

Il Dragone Nazionale

 

TgSole24 – 3 febbraio 2021 – Arriva l’Imperatore Lucertola e recita il De Profundis dell’Italia

 

Il Gruppo dei 30 (G30) ha pubblicato il proprio rapporto 2020 raccomandando una buona dose di “distruzione creativa” per realizzare la transizione globale all’economia “carbon-free”. Il G30, per chi non lo sapesse, riunisce banchieri centrali (alcuni in carica, altri non più), accademici e finanzieri. Quando Mario Draghi fu eletto presidente della BCE, l’Ombudsman europeo considerò la sua partecipazione al G30 in conflitto con la nuova carica e lo invitò a dimettersi dal G30 (https://www.ombudsman.europa.eu/it/press-release/en/88696). Draghi non si dimise e il 14 dicembre ha presentato il nuovo rapporto.

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Mario Draghi e la MMT

di:

I ruffiani della stampa tessono lodi sperticate (e ridicole) al Presidente del Consiglio in pectore Mario Draghi. Sui social, in direzione oposta e contraria, ciò che resta del sovranismo tira in ballo il panfilo Britannia e si straccia le vesti perché arriva il liquidatore finale.

Se Draghi non è di certo un italiano vero, come Toto Cutugno, stavolta si può valutare una narrazione diversa e più ottimistica perché poco dopo la scadenza del mandato in BCE, Draghi aveva lasciato dichiarazioni curiose, per non dire sorprendenti.

Vediamo di che si tratta

Stando ad un filmato reso pubblico da Bloomberg (questo), Draghi stava rispondendo a domande dei parlamentari sulla distribuzione della ricchezza. Qual è il modo migliore per incanalare il denaro al fine di far crescere l’economia in modo di attenuare le disuguaglianze? Chiesero al nostro eroe. Mentre tutti si aspettavano una risposta sulla lotta alla GORRUZZZZIONE e contro gli sprechi dei luridi Stati-Nazione di ottocentesca memoria, Superman Draghi ha roteato su se stesso più veloce della luce ed ha citato la

MMT

la MMT di Warren Mosler!

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La controrivoluzione di Mario Draghi non salverà l’Italia (era il simbolo della difesa dell’euro, ma potrebbe essere l’uomo che farà uscire il Paese dall’Unione Monetaria)

Ambrose Evans–Pritchard per The Telegraph

L’Italia è passata attraverso tutti gli ingranaggi.

Dalla rivolta democratica contro “l’euro e le élite eurofile” fino all’estremo opposto, quello di un “governo di tecnocrati“ guidato dall’ultimo Mr. Euro, senza che ci siano state elezioni lungo la strada.

La fregatura è stata mozzafiato anche per coloro che pensavano di aver già visto tutto in Italia.

In un certo senso, la nomina di Mario Draghi è astuta.

Ma coloro che stanno celebrando la “riconquista”, nei circoli dell’UE e nei mercati obbligazionari, dovrebbero stare attenti a cosa desiderano.

Nella disavventura dell’Italia con l’Unione Monetaria è stata giocata l’ultima carta. Non ne esistono altre.

L’UM equivale a due decenni perduti, caratterizzati dal crollo costante dell’economia e dai “tassi di disoccupazione giovanile” al 50pc in tutto il Mezzogiorno, culminati infine in una trappola debito-deflazione.

Dicevano che avrebbe funzionato meglio!

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DRAGHI: IL CURRICULUM DI UN PRIVATIZZATORE

Mario Draghi è pronto a diventare il nuovo Primo Ministro italiano. Salvatore della patria, alto profilo, un tecnico al di sopra della politica. Con queste solenni parole il Presidente della Repubblica e la stampa mainstream hanno presentato l’arrivo di Draghi a Palazzo Chigi. Ma chi è davvero Mario Draghi, l’uomo che dovrebbe traghettare l’Italia nel prossimo futuro?

Draghi e il Britannia: l’inizio delle privatizzazioni

Economista e accademico, la carriera di Draghi è iniziata a metà degli anni’80 durante l’ultima fase della I Repubblica. Da allora la sua ascesa è stata segnata da passaggi repentini tra incarichi pubblici e privati, ruoli di rilievo nelle istituzioni statali e in enti sovranazionali.

Prima diventa consigliere del Ministero del Tesoro nel Governo Craxi per poi entrare nella Banca Mondiale come Direttore esecutivo fino al 1990. Sono però gli anni ’90 il periodo dove la storia italiana risente maggiormente dell’influenza di Draghi.

Come Direttore Generale del Ministero del Tesoro dal 1991 al 2001, Draghi è stato infatti uno dei principali artefici della stagione delle privatizzazioni dei grandi asset strategici italiani. Un periodo inaugurato con un discorso pronunciato dallo stesso Draghi sul panfilo Britannia nel 1992, alla presenza dei principali rappresentanti delle istituzioni finanziarie mondiali.

Poiché le privatizzazioni sono così cruciali nello sforzo riformatore del Paese, i mercati le vedono come il test di credibilità del nostro sforzo di consolidamento fiscale. E i mercati sono pronti a ricompensare l’Italia come hanno fatto in altre occasioni.

Questo uno dei tanti passaggi del discorso di Draghi sul Britannia a cui fece seguito la privatizzazione dell’IRI, di Autostrade, della Banca Commerciale italiana, del Credito italiano, dell’IMI, della STET di AGIP, di parte dell’ENEL e di ENI e molte altre aziende prima in mano pubblica. Una stagione che è coincisa con il declino italiano e ha portato ad una conseguente perdita progressiva di sovranità politica ed economica.

Da Goldman Sachs alla lettera a Berlusconi

Terminate le privatizzazioni, finisce anche l’incarico di Draghi al Ministero del Tesoro. L’economista entra così nella banca d’affari americana Goldman Sachs fino al 2005. La porta scorrevole tra pubblico e privato continua però ad aprirsi e con nonchalance Draghi dopo Goldman Sachs diventa Governatore della Banca d’Italia. In questo ruolo esercita pressioni sui Governi italiani per tagliare la spesa pubblica, ridurre l’inflazione e riformare il mercato del lavoro.

Infine Draghi viene nominato Presidente della BCE nel 2011 e si distingue subito per la lettera cofirmata insieme al Presidente uscente Jean Claude Trichet e indirizzata all’allora Governo Berlusconi.

E’ necessaria una complessiva, radicale e credibile strategia di riforme, inclusa la piena liberalizzazione dei servizi pubblici locali e dei servizi professionali. Questo dovrebbe applicarsi in particolare alla fornitura di servizi locali attraverso privatizzazioni su larga scala. C’è anche l’esigenza di riformare ulteriormente il sistema di contrattazione salariale collettiva, permettendo accordi al livello d’impresa in modo da ritagliare i salari e le condizioni di lavoro alle esigenze specifiche delle aziende e rendendo questi accordi più rilevanti rispetto ad altri livelli di negoziazione.

Il Governo Berlusconi rifiutò di applicare queste proposte e sappiamo poi com’è andata a finire. Quello di Draghi è quindi un profilo decisamente controverso ed è curiosa la definizione riservatagli dall’ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga. “Un vile affarista e liquidatore dell’industria pubblica italiana”. Parole che pesano e devono far riflettere prima di affidare il destino dell’Italia a questo personaggio.

Fonte: https://www.byoblu.com/ 

®wld 

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