lunedì 12 aprile 2021

Gli apostoli della bruttezza vorrebbe infliggere una vera damnatio memoriae - i sacerdoti dell'unico pensiero

 

Contro la cultura dell'annullamento

Il giorno di Pasqua, molti hanno scelto di pubblicare sui propri profili social un dipinto dedicato alla Risurrezione di Cristo, tra gli innumerevoli che l'arte europea ci ha tramandato. Chi vuole esprimere valori eterni, idee e simboli universali - tutto ciò che sfugge alla presa delle contingenze terrene e resta immutabile nello svanire delle generazioni - nel 2021 è quindi costretto a fare riferimento alle immagini di Giotto, Michelangelo, Bronzino, Guido Reni. Certamente non gli squali di Damien Hirst in formaldeide, le esibizioni autolesionistiche di Marina Abramović oi murales di Banksy.

Dopotutto, anche chi si trova a suo agio tra le delusioni del progressismo e ne ha abbracciato pienamente i dogmi e i miti, piaccia o no, deve ricorrere al tanto calunniato passato ogni volta che è costretto a esprimere qualcosa di profondo, essenziale. Quel passato che nell'era della cancellazione della cultura, una delle tante follie nate dal politicamente corretto, è diventato qualcosa di macchinoso agli occhi degli iconoclasti di oggi. Naturalmente stiamo parlando di chi vorrebbe cancellare Dante e Mozart - per deferenza alla cultura del piagnucolio - o impoverire sempre più la lingua, ad esempio attraverso l'abolizione del congiuntivo, riducendo la punteggiatura all'osso e utilizzando solo tempi coniugati. al presente.

Nel romanzo di Orwell del 1984, l'impoverimento del linguaggio e la distruzione dei classici della letteratura consentono al Partito di mantenere ed estendere il suo dominio totalitario sulle masse: uno dei suoi membri afferma che "La neolingua non mira a nient'altro che a ridurre la gamma di pensieri "E ancora" ogni anno sempre meno parole e lo spazio della coscienza sempre un po' più ristretto. "Certo, il Partito non sa cosa fare di autori come Chaucer, Shakespeare o Milton e per questo entro il 2050 “tutta la letteratura del passato sarà stata distrutta”.

Anche oggi, come nel futuro distopico previsto da Orwell, l'impoverimento del linguaggio è uno degli obiettivi principali perseguiti dal potere, poiché impoverire il linguaggio significa impoverire il pensiero.

Più il linguaggio che utilizziamo è ricco di sfumature e di parole, più riusciamo a tradurre in parole i nostri pensieri, sentimenti ed emozioni: la nostra capacità di cogliere ed esprimere la realtà cresce in proporzione alla ricchezza e varietà del nostro linguaggio.

E naturalmente lo stesso vale per le immagini: le immagini che portiamo nella nostra mente, quelle che danno voce ai nostri più profondi terrori o desideri - e che continuano a brillare come un tesoro sepolto da cumuli di macerie - sono state eternate da quegli artisti a cui la furia iconoclasta degli apostoli della bruttezza vorrebbe infliggere una vera damnatio memoriae.

In parole povere, quello che sognano i sacerdoti dell'unico pensiero è un mondo in cui non c'è più niente da dire, da guardare o da sentire, ad eccezione delle bugie e delle bruttezze diffuse inesorabilmente dagli organi di propaganda.

Il potere vuole che siamo muti, ciechi e sordi, come tanti animali condotti al massacro, ai quali è persino precluso l'espressione di dolore e paura di fronte al destino di morte che li attende.

Quindi ogni frammento di bellezza - che sia un verso di Cristina Campo [1] o un paesaggio di Rembrandt - è come una lama che squarcia il velo di tenebra che ci opprime. La bellezza crea crepe, brecce da cui è possibile fuggire dalla prigione dello spazio e del tempo: è come un ponte gettato sull'Infinito e ci permette di ricordare Chi siamo e da chi veniamo. Il compito dell'arte, come ci ripete Platone, è quello di ricordarci le realtà eterne: è la bellezza che ci permette di raggiungere il nostro Centro e di arrivare, nelle parole di Dante, “dove ogni luogo e ogni quando è appuntato”. Il che ci consente alla fine di sfuggire alla morte.

Ed è proprio questo che terrorizza i tiranni del nostro tempo: la possibilità che l'uomo ricordi la sua essenza immortale e divina e scopra così che “in lui dimora la vita eterna, terra inesplorata eppure abitata che anche se lui stesso le nega l'esistenza, no il potere temporale potrà mai portarlo via ”(Jünger [2]). Finché la bellezza rimarrà e con essa la capacità di riconoscerla ed esprimerla, le forze di sovversione non potranno prevalere.

"Dio è bello e ama la bellezza", dice un famoso hadith, e tutto ciò che è bello è come un sentiero che ci riporta a Casa.

[1] https://en.wikipedia.org/wiki/Cristina_Campo

[2] https://en.wikipedia.org/wiki/Ernst_J%C3%BCnger

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Colonna originale di Flavio Ferraro:

http://www.ilpensieroforte.it/cultura/4710-contro-la-cancel-culture

Traduzione di Costantino Ceoldo

Pubblicato sul sito web: https://www.geopolitica.ru/en/

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