L’INIZIO DI UNA RIVOLTA GLOBALE?
Davvero
strano, questo momento storico. Accanto alla magniloquente ed ossessiva
riaffermazione “urbi et orbi” dei principi base del “politically
correct”, consistenti in diritti, uguaglianza, solidarietà e libertà,
uno strano ed incontrollabile malessere sembra percorrere da est ad
ovest, da nord a sud, l’intero orbe terracqueo. Un incontrollabile
succedersi di rivolte ed insurrezioni, come uno strano libeccio di
rivolta, soffia dall’America Latina all’Asia, sin dentro alla vecchia ed
apparentemente stabile,
Europa.
Un vento “strano”, perché mai parte da premesse ideologiche, da
precostituite visioni del mondo ma, per lo più, da istanze primarie, che
potremmo definire “di stomaco”, frutto di un istintivo sentire.
Tanti
casi e contesti differenti, questo è assolutamente vero. Non si può
paragonare quanto accaduto in Bolivia con Evo Morales, alla rivolta dei
“gilè gialli” d’Oltralpe, né la rivolta di Hong Kong, con quanto
accaduto in Libano o in Iraq. Non solo. Qualcuno potrebbe, giustamente,
farci notare che, in taluni casi, come in Bolivia o in quel di Hong Kong
o per l’attuale contesto iraniano, si può chiaramente avvertire
l’influenza della politica statunitense, chiaramente interessata alla
destabilizzazione di certi contesti, che vorrebbe ricondurre sotto la
propria influenza.
Influenza,
non ispirazione e direzione, perché, come abbiamo già accennato, tutte
queste rivolte, sono frutto di un istintivo sentire per lo più ispirato
da bisogni primari, di natura meramente economica.
Tanto
per fare un esempio calzante, l’attuale rivolta iraniana esplode con
l’aumento dei prezzi del carburante. A guidare le rivolte di Libano ed
Iraq, altrettante motivazioni di natura prettamente economica. Se la
destituzione di Evo Morales in Bolivia, è stata ufficialmente guidata da
ragioni di ordine politico (accuse di brogli, etc.), in Argentina e
Cile, le rivolte sono apertamente ispirate da ragioni economiche.
Dobbiamo
allora concludere di trovarci di fronte ad un affastellato di episodi
tra loro non connessi e per lo più ispirati da aride motivazioni di
ordine economico o cosa? Per cercare di darci una risposta che vada
oltre alle solite e superficiali analisi, dobbiamo partire da un rapido
risguardo allo scenario macro economico mondiale.
Le
probabilità di una recessione negli USA, che andrebbe poi ad estendersi
al resto del mondo, sono più elevate degli ultimi dieci anni, almeno a
detta della Federal Reserve Bank di New York. E questo, senza voler
considerare il rischio di “default” del paese nordamericano,
riaffacciatosi dopo quasi 40 anni.
Difatti,
stando alle ricerche del Bipartisan Policy Center, a causa dell’ultra
elevato debito pubblico (22,4 miliardi di dollari) e di bassissime
entrate del bilancio, già a partire dal mese di settembre del 2019 il
paese non si sarebbe più potuto permettere di saldare i propri conti.
Se, per ora, la catastrofe sembra esser stata rinviata, grazie alla
particolare condizione di paese-produttore di una valuta, ad oggi
ritenuta al pari di una qualsivoglia fondamentale materia-prima, i
problemi, comunque, permangono.
Ben
peggiore è la situazione della Cina. La crescita del debito del gigante
asiatico, si avvicina al 300% del PIL, un dato questo, in grado di
influenzare
negativamente,
l’economia dei paesi del mondo intero. Il rischio di un drastico
rallentamento dell’economia, dato dal debito pubblico e da quello delle
locali aziende private, ha messo in allarme tutte le aziende straniere,
pronte a lasciare la Cina, contribuendo così a destabilizzare
ulteriormente un quadro, già di per sé intricato e confuso.
L’economia
tedesca, uno dei motori trainanti dell’economia europea, è divenuta
vulnerabile, e potrebbe, entrando in una ulteriore fase di crisi,
impedire il futuro sviluppo di tutto il Vecchio Mondo. A detta di molti
esperti, ciò sarebbe dovuto accadere già nel 2018, ma all’epoca
mancavano alcuni fattori, come per esempio, l’inasprimento dei controlli
delle emissioni di quest’anno.
Il
tutto senza voler considerare il problema delle conseguenze di una
“brexit” condotta in modo incerto ed approssimativo, sull’intero assetto
macro economico europeo. In base a questi scenari, si paventa una
pesante ondata recessiva, a livello globale, già per l’anno venturo,
senza tener conto del fatto che, l’economia di paesi come l’Italia, si
trova già, “de facto”, in uno stato recessivo. Ad ora, i timori dei
mercati sono tutti concentrati su un appesantimento delle attuali guerre
commerciali, con un calo della domanda e con la riduzione dei prezzi.
Tecnicismi
economici a parte, quel che rimane di tutti dati e gli scenari che
abbiamo sinora descritto, è la crescente volatilità ed incertezza dello
scenario economico mondiale, che trova la sua precisa origine nella
crisi del modello neoliberista, arrivata alla fase finale del suo ciclo
vitale, caratterizzata da sempre più brevi momenti di euforia dei
mercati e sempre più lunghi e profondi momenti di crisi. Il
neoliberismo, anziché benessere ed aumento del tenore di vita a livello
globale, ha arrecato miseria e sperequazione “urbi et orbi”.
Sotto
le spoglie di proteste dalla valenza politica, si cela, invece, il
generale malcontento contro un modello che, da qualunque parte adottato,
ha comunque portato e sta portando a risultati che lasciano i vari
popoli con l’amaro in bocca.
E
questo vale dall’Egitto al Libano, dall’Iraq all’Iran, da Hong Kong
all’Indonesia, dal Cile all’Argentina sino alla Bolivia, non senza
passare per il Vecchio Continente, con i suoi maggiori e più evidenti
sommovimenti, in Francia, ma anche in Grecia e Spagna. A ben guardare,
però, l’odierna fase del capitalismo è ben peggiore di quelle che
l’hanno preceduta nel tempo.
Dal
Capitalismo della Rivoluzione Industriale, siamo passati al
Produzionismo Taylorista e Fordista, sino ad arrivare all’attuale
cosiddetta “Post-Modernità”, imperniata su quello che potremmo definire
un modello di Capitalismo “Illusionista”, ovverosia, in grado di
determinare nelle masse l’impressione di poter pervenire ad uno stato di
benessere economico, grazie alla possibilità offerta a tutti di poter
reperire beni di consumo, quali prodotti tecnologici vari (telefonia
mobile, connessioni in Rete, etc.) o altri beni di consumo più o meno
duraturi, che danno l’illusione di sostituire quelle gravi carenze
economiche, quali precarietà lavorativa, bassi redditi etc., che
caratterizzano questa fase Tant’è che la ultima e più micidiale crisi
finanziaria mondiale è stata proprio causata dalla massiccia ed
incontrollata immissione sul mercato di quei titoli “subprime” alla base
della bolla speculativa che ha proprio avuto per oggetto l’acquisto di
immobili da parte di milioni di risparmiatori Usa.
Punto
secondo. Oggi, tutto sembra essere acquistabile con maggior facilità,
grazie allo sviluppo di strumenti creditizi prima non concepibili che,
con l’illusione di alleviare il costo dell’acquisto di un determinato
bene, caricano invece di costi aggiuntivi lo sfortunato consumatore che,
in tal modo andrà a sborsare, vita natural durante, cifre esorbitanti
rispetto a quanto prospettato. Il nostro consumatore ideale vivrà,
pertanto, gravato da tante situazioni debitorie, che andranno
intaccando, irrimediabilmente, le sue, già precarie, risorse
finanziarie.
“Homo
pagans”, questo è l’esatto termine tassonomico, con cui definire
l’alienato individuo odierno, costretto a vivere pagando in
continuazione, per nulla ricevere in cambio, se non illusioni che, al
primo batter d’ali, si dissolveranno come neve al sole. E la gente sta
cominciando a non poterne più. In tutto il mondo.
Ci
si rivolta nel nome di bisogni elementari, si sentono sempre più
attaccati i propri esigui spazi vitali ed un fatto come questo, è molto
più pericoloso di una rivolta, all’insegna di una qualsivoglia utopia o
narrazione ideologica.
Una
rivolta che si è andata propagando come un incendio in tutti i
continenti e che potrebbe gettar le basi per nuovi, imprevedibili,
sviluppi. A differenza di un a volta, oggi sempre più, i popoli quando
si sentono direttamente toccati in quello che è il proprio
“particulare”, reagiscono, chiedendo di poter partecipare direttamente a
quelle grandi decisioni, da altri prese in loro vece.
Una
prospettiva, questa, che potrebbe far saltare tutti i bei piani di
certi signori. La tanta profetizzata “liquidità” di Zigmunt Baumann, sta
invece trasformandosi in una molto più pericolosa “volubilità”, che
potrebbe portare il povero, alienato, “homo pagans”, ad una nuova ed
inedita trasformazione antropologica, da elemento passivo a soggetto
attivo, nel nome di un’inedito recupero della propria sovranità
spirituale, politica ed economica.
E’
inutile che Lor Signori si nascondano dietro a certe foglie di fico: le
loro uguaglianza, solidarietà e libertà fanno il paio con omologazione,
standardizzazione ed indiscriminato sfruttamento, all’insegna del
liberismo economico.
I
popoli stanno incominciando a capire, cercare di modificare il corso
della Storia con parole d’ordine buoniste e facendo orecchie da
mercante, come se nulla fosse, non salverà questo Sistema dalla sua
prossima, ventura, fine.
UMBERTO BIANCHI
Pubblicato
da Giuseppe Turrisi a 23:31:00 Invia tramite email Postalo sul blog
Condividi su Twitter Condividi su Facebook Condividi su Pinterest
Nessun commento:
Posta un commento
Tutti i commenti sono sottoposti a moderazione prima della loro eventuale pubblicazione.